lunedì 7 settembre 2009

cosediPD – “NO al confronto tra le idee – Berlusconi docet, n°1”


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Avviso ai naviganti: d’ora in avanti differenzierò le mie note classificandole per argomenti. Così saprete già dal titolo se vi conviene saltarle a piè pari. Oggi parlo di Partito Democratico e del suo Congresso. Altri temi saranno la politica locale (cosedipoliticaPV), commentata dall’alto (?) del mio scranno in Consiglio Comunale, e la ricerca scientifica (cosediScienza).
Congresso PD, dunque.
La cosa più importante, in politica, è la coerenza di idee e comportamenti, per lo meno sul medio-breve periodo. Cioè: se dico una cosa a Marzo 2008, sarebbe opportuno essere ancora d’accordo e coerente nel merito di quella cosa, a Settembre 2009. Per Settembre 2013 magari no, ma non ci sta cambiare radicalmente idea e visione in un annetto e mezzo.
I candidati alla segreteria del PD stanno propagandando la propria figura e le proprie idee in diversi modi. Uno di loro, Ignazio Marino, ha proposto che si faccia una cosa del tutto normale nei casi in cui molte persone siano invitate a scegliere tra alternative: un confronto pubblico comune fra i tre candidati, organizzato con regole chiare già utilizzate con successo in una serie di realtà minori (tipo: le elezioni primarie del Partito Democratico negli Stati Uniti).
Alla proposta di Marino di organizzare un confronto tra idee e candidati, queste sono state le risposte:
Bersani: nessuna risposta
Franceschini: la data e lo spazio per il confronto ci sono già: il giorno 11 Ottobre a Roma (quella è la data del Congresso del PD; Franceschini propone dunque di non fare il confronto, se non nel momento culminante del Congresso, NDR).
I miei commenti:
0. Premessa. Un confronto tra i candidati in QUESTO momento è essenziale, per consentire al mezzo milione (e più) di iscritti al PD di chiarirsi le idee su quale sia il candidato migliore. Le mozioni scritte (cioè i programmi), sono importanti. Ma nulla oggi ha la forza e l’immediatezza di un confronto in televisione. Che è il mezzo che il segretario vincente dovrà utilizzare negli anni a venire per sostenere le politiche del PD. E allora, perché affidarsi solo al vetusto concetto di “mozione” cartacea?
1. La strategia dei due leader favoriti per la conquista della segreteria del PD è chiara: ritenendo che il loro consenso sia al momento di parecchio superiore a quello di Marino, evitano accuratamente di confrontarsi con lui, per non offrire spazio mediatico alle sue idee, in virtù del principio per cui “chi è in vantaggio ha tutto da perdere”. Peccato che questo sia stato l’atteggiamento (vincente) tenuto dal Berlusconi candidato Presidente del Consiglio nel 2001 (contro Rutelli) e nel 2008 (contro Veltroni). Non mi scomodo a ricercare le dichiarazioni dell’epoca di Franceschini e Bersani: basta un po’ di buon senso per valutare le posizioni dei due “big” come indifendibili.
2. Bersani e Franceschini evitano anche il confronto tra loro medesimi. Spiace rendersi conto del fatto che entrambi hanno timore del confronto, e tuttavia grande fiducia nell’altro grande e forte meccanismo per la raccolta del consenso in vista del congresso: le tessere. Evidentemente, le relazioni dei seguaci fedeli dai territori sono positive, ed entrambi pensano di avere disposizione un bottino consistente. Di nuovo, c’è poco di nuovo.
3. Bersani e Franceschini ritengono probabilmente Marino un candidato minore. Così minore che non merita l’onore di un confronto, o, nel caso di Bersani, non merita risposta la sua richiesta di un confronto. Consiglio a Bersani di chiedere ai suoi alleati Bindi e Letta cosa hanno provato quando Veltroni li accusò di essersi candidati alle primarie 2007 per cercare visibilità personale. Ma poi, un confrontino glielo fece fare.
Conclusione: molte cose non mi piacciono della politica italiana. La cosa che odio di più è la mancanza di coerenza politica riguardo ai princìpi di garanzia e cittadinanza delle idee.
Avere paura delle idee degli altri. Non mi pare un bell’esempio per leader politici di centrosinistra, in questi giorni.