giovedì 19 gennaio 2012

Naufragio da italiani


[nota pubblicata su Facebook in data 19 gennaio 2012]
https://www.facebook.com/notes/guido-giuliani/naufragio-da-italiani/10150478934833639

Foto: Waiting to be stripped, di Hugo!

La tragedia della nave Costa Concordia affondata di fronte all'isola del Giglio offre una drammatica chiave di lettura del nostro paese e dei comportamenti di un numero assai grande di italiani. Al di là delle conclusioni delle indagini, risulta chiaro da quanto scrivono su Repubblica i giornalisti Bonini e Mensurati che il comandante Francesco Schettino ha fatto una "bravata": ha cercato di stupire i passeggeri e qualche abitante dell'isola del Giglio con un passaggio radente. Come un ragazzino che fa impennare il motorino, emulando Valentino Rossi. Solo che Schettino ha impennato una nave da centodiecimila tonnellate con quattromila persone a bordo, causando, ad oggi, 11 morti e una ventina di dispersi. Per dire: la massa della Concordia è equivalente a quella di 95000 Fiat Grande Punto, che incolonnate lungo l'Autostrada del Sole formerebbero una lunga coda lunga 381 chilometri, pari alla distanza tra Bologna e Roma. 

Come è potuto accadere che il responsabile della vita di 4000 persone abbia scelto di giocare con quelle vite e con quel po' po' di motorino del valore di 500 milioni di euro, causando il naufragio della nave passeggeri più grande in tutta la storia dell'umanità? La risposta, purtroppo, la troviamo sotto i nostri occhi, nelle nostre esperienze di vita e, come scrive Massimo Gramellini, un po' anche dentro ciascuno di noi. Gli italiani pensano che le regole - sopratutto quelle che riguardano le norme di sicurezza - si possono aggirare, quando non c'è pericolo. E' insieme l'essenza e l'estrema sintesi della "via italiana alla semplificazione delle cose". Tutti gli italiani sono coscienti di vivere in un paese in cui vigono mille regole, novecento delle quali inutili o sciocche. Quindi, si trova sempre una via più diritta e più semplice, ci si costruisce la propria regola ad personam sopra quella formale: si implora perdono per una consegna di documenti in ritardo rispetto alla scadenza, si percorre una via contromano "tanto di qua i vigili non passano mai", si portano menestrelli e ballerine sugli aerei presidenziali "tanto l'aereo il suo viaggio lo deve fare lo stesso e non si spende un euro in più".

Ma la negazione delle regole è inaccettabile quando queste riguardano la sicurezza e l'incolumità delle persone, quando definiscono comportamenti che garantiscono lo svolgimento delle diverse attività in sicurezza. Il pericolo è come una variabile statistica, che a volte diventa immanente e si dispone a creare tragedie, piccole e grandi. L'unico modo per sfuggirvi, è essere più forti e più intelligenti del caso e della fatalità: ossia rispettare tutte le regole di sicurezza. Ma molti italiani, assai stupidamente, si pongono al di sopra del fato e dell'imprevedibile, e ostentano quasi con orgoglio il non indossare le cinture di sicurezza in automobile (e mai sui sedili posteriori: "ma sono obbligatorie?"), il lasciare i bambini scorrazzare liberi per l'auto invece di legarli ai seggiolini, il violare sistematicamente le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro "perché impicciano e rallentano".

Sfiorare un'isola circondata da scogli con una nave lunga 290 metri rientra tra quelle violazioni di regole che "si possono fare, tanto non succede niente". E invece no, perché per 1000 fortunati passaggi radenti ce n'è uno che ti affonda la nave. Mentre faccio fatica a immaginare un comandante tedesco o americano che consenta una modifica di rotta per portare un saluto collettivo a una ridente isoletta, mi sorprenderei se, richiesto a gran voce dai passeggeri, un abbronzato comandante italiano negasse una gioiosa deviazione in acque basse. 

E' poi tristemente tutta italiana anche l'evacuazione tardiva della nave, con stolta negazione dell'evidenza: come quando si sottovaluta un sintomo clinico  sperando che "non sia niente di grave". O quando si telefona alla Questura per ordinare la liberazione della  nipote di un politico internazionale, nella speranza di non fare uscire allo scoperto un verminaio di illiceità morali e penali. Addirittura, il comandante Schettino pare abbia detto che sì, c'era una falla da cui entrava un sacco d'acqua, ma si poteva stare tranquilli perché si stava adoperando per inclinare la nave dal lato opposto, facendo emergere la falla fuori dal pelo dell'acqua. Un po' come quando, scoperchiato il verminaio di cui sopra, si cerca di declassarlo a un serie di cene eleganti. 

Di tanti aspetti negativi del nostro paese, sarei felice di vedere risolto almeno il devastante disprezzo delle regole di sicurezza che tutelano l'incolumità e la salute degli italiani meglio dei vigili di quartiere e di un servizio sanitario di eccellenza.