venerdì 2 ottobre 2009

cosediPD – “Parlamentari assenti? Non ri-eleggiamoli!”

Leggendo i nomi degli assenti tra i banchi del PD alla Camera il 30 Settembre 2009 in occasione della discussione e votazione relative allo scudo fiscale, si osserva che vi sono molti "Big" della politica. Si viene allora colti dal dubbio (o dalla certezza) che alcuni dei nostri rappresentanti interpretino il ruolo di Parlamentare come una sorta di vitalizio che consente loro di svolgere l’attività politica che preferiscono (conferenze, seminari, dibattiti, incontri con la gente).
Se persone come D’Alema o Livia Turco o Rutelli o Realacci pensano di fare i Parlamentari per diritto divino, si sbagliano. Lo fanno per andare in Parlamento e votare compatti secondo le linee che il Partito Democratico indica. Se poi rimane tempo per fare altro, bene. Ma assentarsi dalle votazioni sui provvedimanti-chiave è da farabutti.
Se si vuole intepretare un altro tipo di carriera politica (in giro tra la gente, o nei palazzi delle Fondazioni), semplicemente non ci si fa eleggere in Parlamento. Si dice “no, grazie”. Il mio invito è di tenerne conto allorché si compileranno le liste elettorali nel 2013.
Per confronto, io faccio l’umile Consigliere Comunale di opposizione a Pavia, e cerco in tutti i modi di essere presente in Consiglio, anche se la maggioranza compatta ci batte sempre nelle votazioni. Lo devo ai miei elettori, al mio partito, ai miei colleghi Consiglieri. Tra l’altro, continuo a fare il mio lavoro di docente universitario (che lascerei se fossi eletto in Parlamento), che a volte mi porta lontano dall’Italia. Però cerco sempre di rientrare in tempo per svolgere il mio dovere politico. Ecco, vedere che quella cinquantina di Parlamentari del mio partito intende il dovere in modo così diverso da me mi ha fatto male.

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